Università competitiva

 

 

 

Materiali e documenti 

 

 

Studia, consuma, crepa: il modello tossico dell’università come competizione – Aestetica Sovietica TPI – 17.02.2023 (linkpermalink)

Per mesi siamo stati bombardati da titoli come «Federica batte tutti», una goccia che lentamente ha scavato la coscienza collettiva convincendoci che l’università è una competizione. Come se ce ne fosse bisogno, come se non fossimo già abbastanza terrorizzati all’idea che – se ancora esiste qualche chance che l’ascensore sociale in Italia funzioni – bisogna eccellere, essere tanto più bravi quanto più si parte dal basso, altrimenti, banalmente, saremo spacciati. (continua linkpermalink)

Pressioni sociali, umiliazione e fallimento nelle scuole e nelle università. Camilla Deiana su Instagram – 10.02.2023 (reel)

Oggi vi parleremo dell’università e del concetto di fallimento. Qualche giorno fa è morta una diciannovenne che si è suicidata alla IULM di Milano, l’università che frequentava, lasciando una lettera d’addio chiedendo scusa per i suoi fallimenti. Non è il primo caso di suicidio all’interno di una università ma anzi molt* student* si sono tolt* la vita perché non sono riuscit* a sopportare la vergogna e la stigma del fallimento per non aver dato esami o per non essere riusciti a portare a termine il proprio percorso di studi.
Ci raccontano che siamo fragili, ci raccontano che non siamo disposti a fare fatica per raggiungere i nostri obiettivi, che non lo vogliamo abbastanza.
Ma in realtà noi ci troviamo incastrati tra queste pressioni sociali che ci obbligano a rispettare degli standard impossibili da raggiungere.
Questo sentimento di inadeguatezza non a caso provoca un crescente aumento di attacchi di panico tra i giovani e giovanissimi, disturbi dell’attenzione, disturbi d’ansia, disturbi del comportamento alimentare.
Noi non vogliamo essere numeri, non vogliamo essere i numeri di matricola, non vogliamo essere i voti dei nostri esami ma soprattutto il nostro valore non vogliamo che dipenda da quanto tempo ci mettiamo a finire gli studi.
Vogliamo un sistema educativo che ci insegnai a sbagliare, che ci insegni a rialzarci, che ci insegni come imparare dagli errori e non vogliamo uno stigma sul fallimento.
Smettiamola con queste narrazioni tossiche dove bisogna non dormire pur di laurearsi in quattro anni e cominciamo a valorizzare il percorso che ogni persona fa con i suoi tempi.


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